Tarabuso

Il binocolo scorre lentamente lungo il bordo del canneto cercando di scorgere qualcosa di insolito tra le numerose canne. Lentamente, molto lentamente, continuo ad osservare tutta la porzione del canneto che mi trovo davanti. Trascorrono i minuti vedo tanti uccelli, uno più bello dell’altro, ma lui non riesco proprio a scovarlo, eppure so che nidifica proprio qui, in questo canneto. Domani tornerò in Molise e non so quando potrò avere nuovamente la fortuna di essere qui. Un solo istante, mi è sufficiente un solo istante, per vivere un’emozione indimenticabile: quella di vedere una rarissima specie che può ancora trovare “fazzoletti” di terra protetti e adatti per allevare la sua prole.

Da circa un’ora sono l’unico essere umano rimasto nel capanno dove il “silenzio” della natura regna sovrano. L’atmosfera è inebriante con i suoi profumi, suoni, colori, luci… Il volo di una libellula rossa a pochi centimetri di distanza attira il mio sguardo mentre penso alla macchinetta fotografica che ho nello zaino, ma non la prendo, non voglio disturbare, non sono a caccia di foto, voglio solo un incontro… La libellula si posa proprio lì davanti a me, come per provocarmi, resisto alla tentazione e la inquadro nel binocolo, la foto sarebbe perfetta… lei in primo piano e la luce, il cielo sereno, l’acqua, le canne sullo sfondo che…. ondeggiano leggermente? strano, mi dico, non c’è un alito di vento. Incuriosita metto a fuoco lo sfondo e con grandissima emozione finalmente inquadro una  “canna di penne” che avvertendo la mia presenza o i piccoli movimenti del binocolo sta assumendo la sua tipica posizione eretta con collo e becco tesi verso l’alto per “trasformarsi” da uccello in canna.

La struttura longilinea tipica degli appartenenti alla famiglia degli Ardeidi (Aironi), la sua lunga resistenza alla perfetta immobilità e la tipica colorazione mimetica (fulvo con macchie e striature nerastre) rendono il Tarabuso (Botaurus stellaris) invisibile agli occhi di chi in questi attimi punta il binocolo sul canneto. Questo airone molto raro può raggiungere gli 80 centimetri di altezza, una apertura alare di 1 metro e 35 centimetri ed un peso di massimo 1400 grammi ma è molto diffidente. Sentendo delle voci che si fanno sempre più vicine, infatti,  l’uccello con soli tre passi scompare nel fitto canneto.

Sono trascorsi più di dodici anni dal mio primo incontro con il Tarabuso, da allora ne ho ricoverati un paio presso il Centro Recupero Fauna Selvatica LIPU di Casacalenda (CB), che abbiamo gestito con il contributo della Provincia di Campobasso ma che è stato chiuso dal 2013 per mancanza fondi. Uno di questi è arrivato a fine 2009 ma la causa di ricovero è sempre la stessa: bracconaggio, uno dei tanti tristi primati italiani che ci fa vergognare poiché un essere umano che non sa apprezzare la bellezza della natura non può ritenersi sapiens. Oggi la popolazione del Tarabuso è stimata in 50-70 coppie nidificanti e in 200-400 individui svernanti ed è considerata una specie in pericolo di estinzione inserita nella Lista Rossa nazionale. È anche una delle prime 5 specie di cui la LIPU si è occupata nella sua campagna “Uccelli da proteggere”, partita proprio nel 2009. La popolazione di questa specie è in calo proprio a causa della scomparsa delle zone paludose ricoperte di canneti e grazie ai contributi di chi sosterrà la campagna la LIPU difenderà le zone umide con le Oasi e Riserve LIPU, gestirà il territorio per agevolare ed incrementare la presenza della specie, monitorerà la popolazione all’interno delle principali zone umide italiane.

 Le zone umide sono veri e propri gioielli di biodiversità” dichiara Ugo Faralli - Responsabile Oasi e Riserve LIPU “in quanto permettono a centinaia di animali, tra cui il Tarabuso, di vivere, riprodursi e trovare una sosta lungo il difficile viaggio della migrazione. Al sicuro da progetti di bonifica, dall’inquinamento e da atti di bracconaggio”.

 

Salvare oggi il Tarabuso dall’estinzione significa salvare la biodiversità, salvare l’ambiente e noi stessi.  Domani sarebbe troppo tardi per lui ma anche per noi!

© Autore Angela Damiano — Pubblicato sul periodico  “La Fonte”

Canna di penne