Gruccione

Secondo alcune leggende e detti popolari sembra che vedere un arcobaleno intero porti fortuna, ancor di più vederne due contemporaneamente. Mi chiedo quindi se posso ritenermi davvero fortunata, io che ne ho visti ben quaranta, nello stesso cielo, qualche giorno fa. Vi state certamente domandando se ciò sia possibile, oppure sia frutto di mia invenzione o addirittura di pazzia. Ebbene per fugarvi ogni dubbio vi dico che ciò è vero e che, senza leggende e detti vari, mi sono già sentita davvero fortunata per esser stata protagonista di questo straordinario incontro. Avrete già capito che sto parlando di animali, ma non di farfalle che seppur graziose e colorate meritano l’appellativo di “arcobaleni viventi”.

Questa volta vorrei raccontarvi di un uccello così straordinariamente colorato da far invidia all’arcobaleno stesso, poiché questo costretto all’immobilità mentre l’altro vola nei cieli di tre continenti emettendo versi così graziosi e gioiosi da rasserenare i cuori di chi li ascolta. E’ stato il suo piacevole, continuo e trillante  “priich-priich“, udibile anche a distanza, che mi ha invitato a prolungare una mia passeggiata sulle splendide colline basso-molisane (che qualcuno vuol veder sfregiate da mostri meccanici che girano con il vento) per vedere più da vicino questo grazioso cantore  e avvicinandomi dunque al suo colorato ed allegro stormo. Ho così potuto vivere qualche intenso minuto con “la testa tra le nuvole” tra le acrobazie, le planate, le rapide picchiate e i vorticosi volteggi dei  “mangiatori di api” (traduzione dal nome comune inglese della specie: bee-eaters) che da fine luglio ad inizio ottobre incominciano i loro spostamenti migratori verso il luogo di svernamento: l’Africa.

Dai colori esotici di un piumaggio estremamente variopinto ed inconfondibile si è meritato il mio appellativo di arcobaleno, il motivo lo capirete leggendo questa dettagliata descrizione: le parti superiori sono di colore castagno intenso che si trasforma  progressivamente in un giallo-dorato sul dorso per poi passare al verde-azzurro della coda. Le ali viste dall’alto possiedono un’ampia zona castano-arancio che separa il verde della spalla dal blu delle penne remiganti. La graziosa testa ha una fronte biancastra, un breve e sottile sopracciglio azzurro-verde, una mascherina nera come il suo lungo e sottile becco, leggermente ricurvo verso il basso, ed un ampia macchia gialla sulla gola ornata in basso da una sottile collarino nero. Le parti inferiori del corpo tendono al verde, piuttosto che al blu. Le ali, viste dal basso, sembrano bianco-rosate tendenti all’arancione-castano verso il corpo e possiedono un evidente bordo nero verso il margine inferiore. La coda è bianco-rosata ed è caratterizzata dalla differenziazione delle timoniere centrali, che rispetto alle altre, sono appuntite e sporgono all’esterno in modo molto evidente negli esemplari adulti.  Se tutti questi colori vi hanno confuso avrete la stessa confusione nel distinguere i due sessi poiché la differenze di colorazione sono piuttosto limitate e spesso difficili anche per i più esperti.

Vi ho presentato così il Gruccione (Merops apiaster), un membro della famiglia Meropidae, che può raggiungere i 29 centimetri di lunghezza, i 49 centimetri di apertura alare ed un peso massimo che non supera gli 80 grammi. Il nome Merops deriva dal greco e significa “che articola la voce/che dispiega lo sguardo” ed è anche il nome attribuito a diverse figure della mitologia greca. Nidifica in ambienti aperti e soleggiati su pareti fluviali o di arenaria, cave e dune, in colonie o coppie isolate che scavano un nido di circa un metro di profondità con un lungo corridoio e camera di nidificazione. La dieta è esclusivamente insettivora: si nutre soprattutto in volo catturando principalmente api, vespe e bombi (dopo aver rimosso il pungiglione), coleotteri, libellule, mosche e farfalle. Riesce a mangiare circa 250 insetti in un solo giorno!

Le minacce alla specie sono diverse: dalla distruzione e trasformazione degli habitat (adatti alla nidificazione/alimentazione) alla cementificazione delle sponde fluviali, dagli atti di vandalismo al disturbo antropico,  dall’uso dei pesticidi all’uccisione illegale. Il Centro Recupero della Fauna Selvatica LIPU di Casacalenda, convenzionato con la Provincia di Campobasso (chiuso dal 2013 per mancanza fondi), ha accolto nell’autunno del 2009 due esemplari di Gruccione. Uno di questi arcobaleni viventi è caduto dal cielo a causa di un colpo di fucile da caccia che gli ha asportato parte di un’ala interrompendo crudelmente per sempre il suo volo. Vittima del bracconaggio, come il 70-80% degli animali accolti durante la stagione venatoria, il Gruccione è stato anche vittima delle pre-aperture che sono diventate ormai una consueta brutta realtà in molte regioni come la nostra.  Con l’apertura della caccia dal 1 settembre (anziché dalla terza domenica del mese come previsto dalla normativa vigente) vengono disturbate, dirottate, impallinate e quindi minacciate anche tutte le specie che in questo periodo migrano verso l’Africa e che devono affrontare già pericoli e difficoltà naturali come la scarsità di risorse e di habitat idonei alla loro sosta, riposo o rifocillamento.

Un  anonimo poeta francese dell'800 scrisse “compaiono nel cielo fiori di smeraldo e di topazio di qualche giardino incantato" allora perché strapparli via con un colpo di fucile anziché accoglierli solo con lo sguardo ammirato e sorpreso da così tanta straordinaria bellezza e unicità?

© Autore Angela Damiano — Pubblicato sul periodico  “La Fonte”

L’arcobaleno